Domenica 17 gennaio abbiamo voluto rendere omaggio a Giacomo Manzù….
- By pro loco
- 20 gennaio, 2016
- No Comments
Domenica 17 gennaio a 25 anni dalla morte, ovvero a un quarto di secolo, alcuni cittadini coordinati dalla Pro Loco Tor San Lorenzo e dal suo Presidente Michele Lotierzo, insieme alla Sig.ra Inge, hanno voluto rendere omaggio al Grande Maestro bergamasco Giacomo Manzù raccogliendosi davanti al suo mausoleo. Lo Scultore volle stabilirsi definitivamente ad Ardea perché amava profondamente il territorio rutulo, si sentiva in sintonia con esso e avvertiva qualcosa di divino nella sua luce e nella brezza di quel mare dove volle realizzare anche il suo Capanno: alcova d’ispirazione e progettualità raffinate, oggi miseramente abbandonato, oltraggiato e deriso dalla pubblica ignavia e da orde di cultori del nulla. Nel 1964 l’artista decise di vivere in una villa in località Campo del Fico, adiacente ad Ardea, ma nel comune di Aprilia, oggi più nota come Colle Manzù. Nel 1965 acquistò il terreno situato alla confluenza del corso d’acqua Fosso di Sant’Antonio con il più noto fiume Incastro. Non crediamo che quell’acquisto fosse casuale, poiché l’Incastro è il leggendario fiume riportato dall’Eneide e alla cui foce si trova uno degli insediamenti archeologici più importati del Lazio e tra i primi d’Italia: Castrum Inui. Su quel territorio Manzù ben presto realizzò il suo Museo che inaugurò nel 1969. A distanza di soli dieci anni, nel 1979, il Grande Maestro compì un atto di estrema generosità e amore per questa terra che sentiva appartenergli: donò allo Stato italiano, quindi ad Ardea, il suo patrimonio museale, costituto dall’imponente e pregevole struttura e dalle sue opere, circa 90 sculture e circa 300 altre realizzazioni. Nel contempo decise di voler essere tumulato proprio davanti al suo Museo. Lo Stato per quest’Uomo generoso, ispiratissimo, un vero genio, secondo alcuni il Michelangelo della scultura (che ha mantenuto alto il nome dell’Italia nel mondo) gli conferì l’insegna di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, ma poi, purtroppo, l’oblio ha compiuto la sua nefasta opera e lo spregio, il disonore hanno fatto il resto. Duole rilevarlo, ma immuni non sono rimasti né il comune di Ardea e perfino il neonato Polo Museale del Lazio. Peraltro, non va dimenticato, che Manzù era conterraneo e amico stretto di un altro Grande Uomo, papa Giovanni XXIII, colui che ha lasciò un segno indelebile per la cristianità. Bergamo, invece, s’è ricordata del suo figlio eletto, e a detta della sempre dinamica e lucidissima moglie Inge, ha proposto le manifestazioni e le onoranze del caso. Di fronte a questo scempio della memoria noi non vogliamo usare perifrasi: ci sgomenta, rattrista e indigna questa mancanza di riguardo, questa penuria di sensibilità che invece, E’ BENE SOTTOLINEARLO, non hanno mostrato molti cittadini di Ardea e altrove. Infatti, il nostro appello verso la ricorrenza ha conosciuto oltre ai like su Facebook (oltre 70) anche tantissime condivisioni e numerosi commenti. Davanti al sacrario eravamo un ventina, ma tanti per un pomeriggio inclemente, dove il freddo tagliente imperversava. In mezzo a noi, col suo deferente amore, la moglie Inge, ma forse come del segno del destino, non abbiamo annoverato nessun amministratore e perfino nessun politicante locale. Non saremmo totalmente sinceri, però, se non dichiarassimo la nostra indignazione anche per il sotto dimensionato personale che costringe La Raccolta a rimane praticamente chiusa, se non per pochissimi giorni al mese. Anzi, ci appare doveroso rilevare che solo grazie alla disponibilità di quel carente personale la situazione non è peggiore di quel che potrebbe risultare. Se solo si applicasse alla lettera il contratto di lavoro, molte più volte il Museo non sarebbe aperto e mancherebbe anche quella vigilanza notturna nel momento di turnazione dell’addetta per i giorni feriali. Cosa commentare poi, testimone in prima persona, per la rabbia e lo stupore di quella una coppia di Vicenza con figli che è dovuta andare via senza poter visitare il Museo, solo perché non era la prima domenica del mese? Ecco perché davvero non capiamo come possano gli italioti e i gestori della cosa pubblica, rammaricarsi del perché il nostro Paese da primo al mondo per turismo sia ormai più prossimo al decimo. Stupisce, purtroppo, anche l’operato dell’eminente Gabrielli, la detentrice di un potere ormai consistente, che provenendo dall’esperienza professionale in una regione austera e forse più attenta, come il Piemonte, e occupando lo scranno più alto del neonato Polo Museale del Lazio, avrebbe potuto mostrare maggiore sensibilità. Provare, ad esempio, a ridare ai cittadini italiani e stranieri (soprattutto in quest’anno del Giubileo al quale ci risulta lei tenga molto), il piacere di poter vivere il museo normalmente e far approdare al Monumento quella manutenzione anche strutturale che manca da illo tempore. I cittadini, i fruitori di cultura, non sono più avvezzi alle declamazioni, per di più a quelle di milionarie colate di euro, esigono fatti e buona amministrazione e su questo piano, ce lo lasci dire tranquillamente Dr.ssa Gabrielli, lei ci ha già delusi: ci par d’essere certi che non avrebbe provocato un’emorragia di cassa se anche lei (o chi per lei) fosse venuta a condividere il nostro raccoglimento e l’omaggio rappresentato da un modesto gesto floreale a chi ad Ardea, all’Italia e al mondo ha dato davvero tanto. Ma non vogliamo concludere questo resoconto giornalistico totale negatività, onde ci permettiamo di domandare subito al Polo Museale del Lazio e dal comune di Ardea, un atto in qualche modo “riparatore”, un’iniziativa in grado di mandare in oblio, questa si, l’irriconoscenza e l’insensibilità verso il Grande maestro Manzù.